LA STATUA N. 22

E' quella che trovasi nel recinto esterno del Prato della Vale sul Ponte dei Papi e che rappresenta Paolo II (Pietro Barbo). Questi non era padovano, ma visse tanto nella nostra città, che egli stesso proclamava sua seconda patria, che merita dare qualche cenno della sua vita.

Nato a Venezia nel 1418 studio leggi e teologia a Padova dove venne ordinato sacerdote, e dove nel 1438 a soli vent'anni venne nominato canonico. Poco dopo venne chiamato a Roma dal Papa Eugenio IV (Gabriele  Condulmer pure veneziano) e nel 1440 creato cardinale a 22 anni, si da far pensare che quelli fossero tempi di gran favoritismo. Morto Eugenio IV nel 1447, il Barbo torno a Padova e vi rimase molti anni facendo vita privata, venne eletto vescovo della nostra città nel 1459, ma vi rinuncio per tornare a Roma dove nel 1464 venne eletto Papa assumendo, come già detto, il nome di Paolo II. Ebbe un regno tranquillo che duro fino al 1471, ebbe solo una lotta religiosa con la nuova setta degli Ussiti, cosi chiamata perché fondata da Giovanni Huss, e per questa lotta Paolo II scomunico e depose il o Re di Boemia Giovanni Podichrad che favoriva quella setta.

Il Barbo costruì il grande palazzo detto Palazzo Venezia nella piazza omonima a Roma, da tutti conosciuto, e lo regalò alla Repubblica Veneta che ne fece la residenza dei suoi ambasciatori presso la Santa Sede. A proposito di questo palazzo vi e una curiosa storia, esso rimase proprietà della Serenissima fino alla caduta di questa nel 1797. Passo ai Francesi, e nel 1813 essendo I'Austria divenuta sovrana di Venezia, anche il palazzo di Roma rimase proprietà del governo Austriaco, il quale continuo a tenervi i suoi ambasciatori presso il Papa. Nel 1866 Venezia fu liberata e divenne italiana, ma il palazzo di Roma fu dimenticato e rimase austriaco. Ci volle la grande guerra mondiale del 1914-18 e la caduta dell'Austria perché il famoso palazzo nel 1920 solo pochi anni fa diventasse proprietà del Governo Italiano.

Tornando alla statua n. 22 diremo che essa venne eretta nel 1786 a spese del Papa Pio VI (Giovanni Braschi di Cesena).

 

 

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Ignazio Sommer (Merzio)